Se n’è parlato tante di quelle volte, si sono fatte petizioni, sono nati movimenti. No, non per contrastare la riforma scolastica o l’ultima finanziaria, ma per chiedere a gran voce l’apertura di Starbucks in Italia. Noi aficionados del caffè ristretto, fedelissimi del baretto sotto casa, del cappuccino e brioche e delle colazioni all’italiana, abbiamo ceduto al fascino a stelle strisce del colosso yankee.
Inutile negarlo, ogni viaggio non è tale senza la foto con il bicchierone di frappuccino rigorosamente à porter, o il selfie stravaccati sul divano in velluto mangiando cookies e caffè nero con tanto di mug e logo in bella vista, scroccando il wi-fi free. Ogni volta se ne parlava come di un apossibilità e poi niente di concreto. Adesso sembra però che finalmente qualcuno abbia deciso di prendere in mano la situazione: gli accordi dovrebbero essere firmati entro Natale, l’apertura del primo Starbucks in Italia è prevista a Milano nel corso del 2016.
A Howard Schultz, fondatore della più grande catena di caffetterie americana, l’Italia in realtà faceva gola da un pezzo, ma il timore di fare un clamoroso flop, in quella che in tutto il mondo è vista come la patria del caffè, lo ha sempre spinto a temporeggiare. Oggi però la trattativa è giunta ad una svolta, il merito sarebbe di tale Antonio Percassi, imprenditore bergamasco 62enne, da anni nel business dei centri commerciali.
Insomma se a breve berremo un Frappuccino o sorseggeremo un Caramel Mocha vista Duomo sarà merito (c’è chi dice colpa!) di questo facoltoso signore. La location destinata all’apertura non è ancora nota ma di certo sarà in pieno centro, nella zona busines milanese. Staremo a vedere.
Foto insegna Starbucks credits: Rob Wilson/Shutterstock.com
Foto Bicchiere Starbucks credits: mangpor2004/Shutterstock.com
1 Comment
Donato
2 Maggio 2018 at 04:33Non so come stia andando ma personalmente ho chiuso con Starbucks in giro per il mondo subito dopo aver iniziato a provare. Pessimo caffè (in Asia uno dei peggiori che si possa assaggiare e pure con la “pubblicità” roasted in Italy. Pessimo servizio: là dove ogni cosa è servita con scenografia ecco che Starbucks ti molla la tazzina senza neppure il piattino, zucchero e cucchiaino te lo vai a prendere (cucchiaino è una stecca di legno grezzo); prima che pensiate che ciò è per il prezzo beh che dirvi scarsa la qualità (pessima quella del caffè sotto la media ogni altra) con prezzi medi che si aggirano intorno a 1.5 – 2.0 volte la media delle altre catene. Che dire, qual’è il senso di andare da Starbucks ? Posso capire che alla catena americana facesse gola il mercato italiano ma che siano nate petizioni proprio non ha senso, la nostra qualità era senz’altro superiore e non serviva certo Starbucks per aver il mochaccino o frapuccino a Milano, tutto il mondo lo fa. Sicuramente per non fallire Starbucks a Milano si sarà adattato alla qualità italiana compreso il prezzo o anche in Italia L’Espresso costa quasi 3.00€ ?