Qualche settimana fa, se mi seguite sui social avrete seguito la mia trasferta in quel di Treviso per far visita allo stabilimento Sgambaro, storico pastificio che da ben tre generazioni trasforma l’oro dei molini, il grano, in pasta di altissima qualità (parliamo di 150 tonnellate di pasta al giorno!) ottenuta con grani scelti e certificati.
Di questa esperienza conservo un ricordo che mi emoziona, perché la pasta fa parte della nostra tradizione, della nostra quotidianità ma scoprire cosa c’è dietro, conoscere gli step per arrivare a quel pacco di pasta che, spesso distrattamente ci limitiamo a cucinare, fa comprendere come sia importante approfondire la conoscenza di ciò che mettiamo nel nostro piatto tutti i giorni e fa riflettere sull’importanza del fatto che siamo ciò che mangiamo.
Di quel giorno al Pastificio Sgambaro non dimentico il profumo della pasta calda, degli spaghetti dorati appesi ad asciugare, non dimentico il rumore ritmico e incessante dei macchinari per la macinatura in funzione, il sapore del grano impastato in bocca, l’odore della farina appena macinata, il calore dell’essiccatoio. Ma soprattutto l’amore e la passione per le cose fatte bene che Pierantonio Sgambaro mi ha trasmesso quando ci ha raccontato della loro pasta, la “buona pasta”, un prodotto che è un pezzo di cuore e che pensa oltre che a soddisfare il palato, a far bene all’ambiente.
Sì, perché la pasta Sgambaro è una pasta ecosostenibile, frutto di una filosofia green che non è figlia di mode passeggere, ma di scelte consapevoli che dopo 20 anni di ricerca ha portato l’azienda ad essere la prima azienda italiana a certificare un pacco di pasta fin dall’origine, e ad ottenere la dicitura “100% Grano Duro Italiano” e “Km Zero”.
Succede questo quando la tradizione incontra l’innovazione, quando dai campi al piatto si segue un percorso coerente fatto di ricerca e attento controllo della filiera, quando le materie prime sono meticolosamente selezionate, quando si sceglie di utilizzare solo fonti di energia rinnovabili riducendo al minimo le emissioni di CO2 (il grano della Pasta Sgambaro proviene dal Nord Italia, questa scelta permette di ridurre i trasporti dai campi al molino, evitando così grandi spostamenti di merci) quando si sceglie di produrre pasta trafilata al bronzo seguendo una logica artigianale optando per lavorazione lente e a basse temperature per “rispetto” del grano, che in questo modo mantiene inalterati i valori organolettici e nutrizionali.
Quel giorno al pastificio ho avuto modo di assaggiare la pasta Sgambaro e di toccare con mano come la qualità della materia, in un piatto faccia la differenza, un pranzo che non poteva che essere all’insegna del carboidrato e che mi ha aperto un mondo fatto di differenti tipi di pasta: grano duro italiano, kamut, farro, integrale monococco e bicocco, e pasta Bio, pasta in grado di tenere la cottura, di esaltare i sughi e che per essere assaporata non richiede condimenti elaborati perchè è già buona così com’è.
Se pensate che in fondo la pasta sia pasta e basta, provate la pasta Sgambaro e vi renderete conto al primo assaggio della differenza.
1 Comment
Mario Lanzillotta
10 Maggio 2017 at 12:38E’ proprio vero che la pasta di ottima qualità ti permette di realizzare piatti fantastici. Io preferisco tantissimo le paste artigianali che consentono di trattenere bene i liquidi. Le paste Sgambaro non le conosco, ma sembrano davvero ottime! Articolo molto interessante, ti ringrazio, ciao!