Parlata romanesca, fisico da ex-rugbista, corpo ricoperto da tatuaggi e un rapporto carnale col cibo. Qualche settimana fa ho fatto una (piacevole) chiacchierata con Gabriele Rubini , meglio noto come Chef Rubio ma anche come l’anti-Cracco, per parlare del suo primo libro, e naturalmente anche di cibo, rugby e donne. Ecco l’intervista pubblicata su Spray Magazine.
Dimmi se è corretta la mia ricostruzione dei fatti: Nasci come rugbista, vai in Nuova Zelanda a giocare come professionista, inizi a lavorare nei ristoranti per mantenerti. Poi gli infortuni ti costringono ad abbandonare il campo da rugby, come hai capito che avresti potuto reinventarti e fare della cucina il tuo lavoro? Più o meno. Ho iniziato a giocare a rugby in Italia molto presto, poi come occasione di crescita ho deciso di andare in Nuova Zelanda, è lì che ho iniziato a capire che l’altra mia passione, la cucina, poteva darmi qualcosa di più. In realtà gli infortuni sono arrivati quando già avevo deciso di dedicarmi seriamente alla cucina, questo ha fatto sì che abbandonassi il rugby senza rimpianti, perché allo sport avevo già dato tutto quello che potevo. Era tempo di sperimentare.
Come arrivi in tv? In realtà non ho mai ambito ad un posto in tv, io la tv neanche ce l’ho, non la guardo perché non ho tempo e voglia di guardarla. E’ successo però che mi hanno cercato ed io ho risposto di sì perchè hanno costruito sulle mie due passioni, viaggio e cibo di strada, un format e da quello è nato un programma cucito su misura per me.
Prima Unti e Bisunti con un successo inaspettato e trascinante, poi Il cacciatore di Tifosi che hanno come temi portanti cucina e rugby, hai avuto la fortuna di portare in tv le tue passioni e di fare di ciò che ti piace il tuo lavoro. Ti senti un po’ privilegiato? No, un privilegiato no, tutti dovrebbero avere la possibilità di fare quello che amano. Io fin da piccolo ho fatto in modo di ottenere ciò che volevo, ma dietro ciò che ottengo ci sono sacrifici, supportati da qualità che possiedo e che ho coltivato. I privilegi sono altri, il merito semmai è dei miei genitori che fin da bambino mi hanno cresciuto così, insegnandomi ad impegnarmi e a sviluppare qualità che mi consentissero di fare ciò che mi piace.
Nella prima edizione de Il Cacciatore di tifosi la tua ardua missione è stata quella di “convertire” al rugby signore che giocano a burraco, i vecchietti in bocciofila, estimatori del calcetto e persino un gruppo di salseri. Che esperienza è stata? E’ stato divertente, mi ha dato modo di entrare in contatto con ceti sociali e persone lontane da questo sport e dallo sport di squadra in generale. E’ stato appagante, perché nonostante le difficoltà, abbiamo instaurato bei rapporti cosa che spero si sia percepita anche da casa.
Secondo te qual è la marcia in più che ha il rugby rispetto alle altre discipline e sport? Fare gruppo. E’ questa la marcia in più che ha il rugby rispetto ad altre discipline, soprattutto a livello amatoriale. La “fortuna” del rugby è quella di essere ancora considerato uno sport minore, uno di quelli per cui non ci sono i grossi interessi e investimenti a parecchi zero come accade ad esempio nel calcio. Non voglio azzardare previsioni, ma se improvvisamente il rugby diventasse uno show su larga scala, se questo sport diventasse business, a farne le spese sarebbero con certezza certi valori, inconciliabili con interessi economici e si perderebbe la spontaneità e la genuinità. L’amatorialità è l’essenza del rugby vero.
Questione baffi: su Facebook ci sono pagine dedicate ai tuoi baffi, su yahoo answer c’è chi chiede come farsi crescere i baffi “stile chef Rubio” ma i tuoi che fine hanno fatto? Dei baffi mi sono stufato, richiedevano troppe energie e troppe cure… cera, specchio, phon. Sono uno a cui piace cambiare, il baffo era diventato troppo impegnativo.
Tu non hai la tv, ma saprai che ormai siamo invasi da cuochi che strizzano l’occhio al pubblico femminile. Tu più di tutti sei diventato un vero e proprio sex symbol…Se ho accettato di espormi e fare tv è perché avevo voglia di offrire un’alternativa al modo di raccontare il cibo e la cucina quindi mi auguro di essere apprezzato più che per l’aspetto fisico per quello che faccio.
Quindi non ti interessa piacere alle donne? Io dico sempre che se finisci dentro quella scatola magica piaci di conseguenza. Alle donne piacevo anche prima ma ovviamente su scala decisamente ridotta. In tv ti vedono, si affezionano e diventi personaggio. Non mi ritengo un sex symbol, cioè non mi guardo la mattina e dico “Sono un gran sex symbol” e non era la mia ambizione esserlo, è normale che al mio ego faccia piacere l’idea di incarnare un ideale di maschio apprezzato.
Con Unti e Bisunti vai in giro per le strade delle città italiane alle prese con il cosidetto street food, nella maggior parte dei casi (non sempre) tutt’altro che salutare. Ma nel tuo libro La Nuova Dieta Mediterranea, (Gribaudo editore) insieme alla nutrizionista Stefania Ruggeri, insegni a mangiare meglio rivisitando la nostra dieta della salute. Spiegaci questa apparente dicotomia. L’accostamento cibo unto e bisunto e libro sul mangiare sano suona strana ma è solo per via delle tempistiche: in realtà il libro è stato in incubazione 3 anni prima di arrivare in libreria, nel frattempo è andata in onda la prima edizione di “Unti e Bisunti”. Si tratta di due passioni, una non esclude l’altra, se mangio cibo di strada non vuol dire che mangio male, anzi, mangiare abitualmente sano, seguendo una dieta equilibrata di stampo mediterraneo, permette anche di poter fare delle scappatelle più caloriche quando si viaggia, senza sensi di colpa.
Come nasce quindi l’idea del libro? L’idea del libro nasce da un incontro fortuito ad un festival del wellness, con la nutrizionista e ricercatrice presso il Centro di ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, Stefania Ruggeri, ha conosciuto lo scienziato Jeremiah Stamler padre fondatore della epidemiologia cardiovascolare, e mi ha parlato di questo suo progetto di scrivere un manuale per insegnare a mangiare bene e mi è piaciuta l’idea.
Promettiamo di comprare il libro, ma qualche consiglio in cucina per mangiar sano, senza rinunciare al gusto? E’ fondamentale seguire un’alimentazione sana, evitando grassi inutili soprattutto se saturi, limitare il consumo di sale e proteine animali a favore di fibre, frutta e verdura, il tutto associato ad un minimo di moto e attività fisica. Se mangi bene ma conduci una vita sedentaria, il corpo non trae giovamento e spiani la strada a problemi di salute serissimi.
Primo appuntamento, cena fuori, lei ordina una insalata scondita. Tu che fai? Dunque, se sono con una donna a cena vuol dire che certi step sono già stati brillantemente superati. A quel punto può pure ordinare un’insalata scondita. Che poi che ci avete contro l’insalata scondita? Io se l’insalata è buona, la mangio sempre al naturale, non ha bisogno di niente. Se nell’insalata ci metti, i condimenti, l’olio, il sale, le salse…non è più un’insalata, è altro.
Con “unti e bisunti” sei stato anche a Catania, qual è il cibo che ha conquistato più di tutti le tue papille gustative? A Catania ho assaggiato di tutto, purtroppo non ho potuto inserire tutto nella puntata andata in onda per via dei tempi che limitano parecchio, ma sono rimasto colpito dai piatti della tradizione, quelli dai sapori forti come la quarume, il sangeli, i frutti di mare, il cuore di tonno, i granchietti crudi. E’ stata veramente fantastica come esperienza la tappa in Sicilia.
E la granita? La granita buona, per carità, ma io sono uno che preferisce la sostanza; anche se devo dire che il tamarindo col bicarbonato che ho bevuto al chiosco mi ha aiutato a procedere in molteplici assaggi. La verità è che Catania è uno di quei posti in cui ovunque ti giri ti viene voglia di mangiare, lì pure seguendo la dieta mediterranea non si scappa, vai in vacanza e sei chili li prendi comunque.
Hai dichiarato spesso di non essere un tipo da storie lunghe, famiglia e figli. Ma, visto che se lo chiedono in parecchie, cosa potrebbe farti cambiare idea e farti rivalutare le relazioni a lunga durata? Quelle sono convinzioni radicate, da cui non mi sposto, ciò non toglie che se sto bene con una donna, le lunghe parentesi a due non mi dispiacciono. In genere però io sto bene da solo, quando sto in coppia, non ho un ideale ben preciso di donna, scelgo chi non influisce negativamente sulla mia persona.
Il tuo #FoodPorn per eccellenza qual è? Restando in tema di cibo da strada e visto il periodo invernale direi cose appaganti come la quarume, un bel panino con il lampredotto, u’ pani ca’ meusa, un piatto di trippa, cose che si addicono molto bene, secondo me, al termine godurioso.
Ultimamente a tavola siamo sempre più filoamericani e spopola nelle nostre città la moda dell’hamburger. Secondo te queste influenze estere aggiungono o tolgono qualcosa alla nostra cultura culinaria? Per ovvi motivi non sono un fan di questo genere di cibi che piacciono più perchè fanno tendenza che per la loro essenza, ma se l’hamburger è tradotto, ossia ben fatto, se si utilizzano ingredienti di qualità e non dozzinali allora ci può stare anche un buon hamburger. Non si mangia per fare tappo ma perché si apprezza quello che si ha sotto i denti.
E del cupcake che ne dici? Il cupcake andrebbe abolito subito dalla faccia della terra, se potessi emanerei subito una legge per vietarlo. E’ un vezzo, che soddisfa l’occhio. Meno cupcake più tozzetti, magnamoce i biscotti nostri, sono più sinceri e genuini e soprattutto più boni.
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