Questo articolo è dedicato a tutte le neo mamme e future mamme che stanno decidendo del loro futuro per i prossimi anni in camera da letto. E quindi cercherò di rispondere alla domanda:
CO-SLEEPING OR NOT CO-SLEEPING?
Doverosa una premessa: il mio sarà il racconto di un’esperienza e di una visione molto personale. Sulla questione letto tanto, mi sono confrontata, ma alla fine ho scelto soltanto seguendo quello che avrebbe fatto stare meglio me e (da non sottovalutare) il mio compagno.
Ecco perché forse le mie parole rassicureranno e rafforzeranno il pensiero di mamme simili a me:
- Apprensive q.b. (moderatamente insomma)
- Coccolose a dismisura, ma desiderose dei propri spazi.
Ma io non so che mamma sarò.
Mi rendo conto che prima di diventare mamme, forse, non si è consapevoli fino in fondo di che tipo di mamma sarete. Potete solo immaginarlo, ma la creaturina che vi troverete davanti potrebbe stravolgere i vostri pensieri su voi stesse. Quello che, per esempio, è capitato a me, che desideravo fortemente un figlio, è stato pensare inizialmente che sarebbe stato il nuovo fantastico centro della mia vita. Quando stava per arrivare e quando è arrivato, però, mi sono resa conto che i miei pensieri erano cambiati: avevo paura. Paura di dover rinunciare a troppo di me e paura di trascurare troppo mio marito (anche perché lui mi riferiva questo timore un giorno sì e l’altro pure!!), paura di non vivere tutto con il giusto equilibrio. È stata questa paura ad attivarmi e a farmi prendere alcune decisioni ancora prima che il mio nanetto nascesse.
Cosa ho fatto per me e il mio bimbo?
Mentre ero incinta ho investito tanto sul mio lavoro. Nella vita scrivo e ho un’attività digital tutta mia. La libera professione, che certo non ci tutela come mamme, mi ha permesso di continuare a lavorare quanto e quando volevo, comodamente da casa. Mi sono presa il tempo di rinnovare i miei canali social, il mio blog, il mio mediakit (CV), di chiedermi cosa volessi per il mio futuro e dove volessi andare. Questo mi ha permesso di sentirmi tranquilla e serena. Quando è arrivato il momento di decidere sulla culla avevo di nuovo paura. Mi piaceva tantissimo l’idea del co-sleeping (il lettino senza sponde da un lato che si attacca al letto e che ti consente di avere il bimbo a portata di mano quasi come se dormisse con te, ma solo “quasi”- a questo proposito puoi leggere l’articolo “Chicco Next2Me: tutto il bello del co-sleeping ma ognuno nel suo letto“). Mi aiutava a pensare che gli sarei stata sempre accanto, che avremmo respirato quasi all’unisono e che (da non sottovalutare) non mi sarei dovuta alzare durante la notte per prenderlo ogni volta che avesse bisogno di me.
Avevo però paura: paura che pian piano lo avrei spostato sempre più vicino a me e non volevo correre il rischio di abituarmi dolcemente all’idea di averlo nel letto tra di noi. È un’idea bellissima: aprire gli occhi e vederlo, ricordandoti che esiste, che profuma e che è la cosa più bella che abbiate mai visto, e sorridere dormicchiando sentendovi felici. È una sensazione davvero impagabile.
Ci sono tanti però: e cioè il fatto che quel sorriso, forse, notte dopo notte, si affievolirebbe. Perché dovreste stare attente a non urtarlo nel sonno, perché iniziereste a dormire male e riposare poco, perché c’è il rischio che vostro marito cambi letto e che questa situazione si protragga per anni. A tanti genitori piace, la trovano una cosa bellissima e dolcissima. A me spaventava da morire. Mi piace una volta ogni tanto, quando il mio cucciolo è malato e io sono riposata a sufficienza per tenerlo nel nostro letto, vegliare su di lui finché il respiro si tranquillizza e riportarlo nella sua culletta.
Ecco qual è stata la mia scelta dunque: la sua culletta accanto al mio letto fino a 6 mesi. Dai 6 agli 8 siamo stati al mare e aveva un’altra culletta sempre nella nostra stessa stanza. A 9 mesi, al ritorno dalle vacanze del mare, ho trasferito la sua culletta nella sua cameretta. Non aveva tanta memoria di dove fosse stato prima di allora, ecco perché non ha chiesto altro e ha accettato di buon grado la sua stanza. Il risultato è stato che il lettone di mamma e papà è diventato da subito il luogo dove saltare, giocare con i cuscini e farsi le coccole appena svegli. Non lo ha mai riconosciuto come il luogo dove si fa la nanna.
Vantaggi? Nella mia camera da letto amo leggere, a volte scrivo al pc o guardo la televisione. In questo modo ho potuto riprendere le cose che amo fare, senza timore di poterlo disturbare.
Compromessi? Sì, ho ritenuto doveroso non farlo mai sentire da solo. Così non ho mai fatto come alcuni genitori ancora più bravi (o estremi di me, dipende dai punti di vista) hanno fatto e cioè insegnarli ad addormentarsi da solo, senza la nostra presenza. Io sto con lui, a volte anche un’ora, perché è un nanetto movimentato, che prima salta, poi chiede acqua a ripetizione, poi partecipa al racconto delle favole e conclude le frasi correggendomi o cambiando la storia, poi mi chiede la manina, poi i grattini e così via. Poi si scopre e io lo ricopro. Ancora e ancora. Marco ha 22 mesi e io sento che la mia presenza voglio ancora dargliela perché poi è un angelo e dorme tutta la notte (quasi sempre).
Adesso parla sufficientemente per chiamarmi, qualche volta, nel cuore della notte e dirmi “mamma, vieni qua, dammi una attimo la manina”. Mi alzo a fatica, ma lo faccio volentieri, perché la parola “manina”, pronunciata dallo scricciolino più tenero che ci sia, mi intenerisce così tanto da farmi passare ogni cosa.
Questa è la mia esperienza, solo la mia. Scegliete la vostra, scegliete quella che fa stare bene voi e il vostro bimbo. Più voi sarete serene e sufficientemente riposate, più sarete in grado di avere energia e amore doppio da dare al vostro bimbo.
Buon viaggio care mamme.
Articolo a cura di Ida Galati.
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