NOTIZIE

Donare il sangue, tra paure e gratificazioni: il sondaggio di Serenis

Donare il sangue è un gesto che ha un impatto significativo sulla vita di molti. Ogni anno, circa 630 mila persone vengono salvate grazie a quest’atto di altruismo, soprattutto i pazienti affetti da patologie croniche.

Questo gesto, però, non aiuta solo il ricevente, ma anche il donatore. Infatti, secondo Serenis e Fondazione Telethon, compiere un atto di altruismo giova non solo al prossimo, ma anche a se stessi, andando ad aumentare il livello di gioia e stimolando il meccanismo di gratificazione nel cervello. 

Ma quali sono le motivazioni dietro la scelta di donare o meno il sangue? Per capire cosa c’è dietro quest’atto, Serenis.it, piattaforma di benessere mentale, ha lanciato un sondaggio coinvolgendo 235 persone.

Le ragioni dietro la donazione del sangue: i risultati della survey

Secondo gli esiti, i donatori rappresentano il 59% degli intervistati. Tra questi, solo il 14,9% dichiara di aver smesso, soprattutto a causa del malessere pre o post prelievo, oppure per i requisiti molto rigidi richiesti in fase di donazione.I non donatori equivalgono al 40,8% delle persone, bloccati soprattutto da paure come quella per l’ago. 

Tuttavia, le sensazioni negative legate alla donazione, come ansia e paura, sono riscontrabili in una piccola percentuale degli intervistati (17%). Il timore cede quindi il passo a emozioni positive quali altruismo, orgoglio, benessere, gratitudine e soddisfazione

Martina Migliore, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale di Serenis ed esperta di Superhero Therapy, spiega che: “Il nostro lato sociale, quello che ci spinge a stare insieme e ad aiutarci, è fondamentale per farci sopravvivere. Ma perché aiutiamo gli altri? Per incentivare lo spirito di solidarietà, la compassione o per compiere un atto di fede: in molte religioni, infatti, aiutare il prossimo viene considerato un principio centrale. Ma possiamo anche farlo per occupare il tempo, incontrare nuove persone, ridurre il senso di colpa o ricevere gratificazioni. Insomma, per premesse più “egoistiche”. Per esempio, una persona può scegliere di donare il sangue perché ritiene che sia un dovere, avendone la possibilità, ma forse nel suo processo decisionale influisce anche il vantaggio di controllarsi periodicamente, grazie alle analisi regolari e gratuite. Questo ovviamente non toglie il valore del gesto, né rende la persona meno “altruista”, anzi, sapere che fare del bene può giovare anche a noi stessi può essere un motivo ulteriore per impegnarsi nel volontariato o nella beneficienza”.


Potrebbe interessarti

Nessun Commento

Lascia un Commento

Connect with Facebook