Dicono che chi abita davanti al mare, quasi non lo vede più, mentre chi è lontano lo sogna. Io che ho scelto di restare in Sicilia, anche quando tanti andavano via, mi sono imposta di vedere tutto, sempre. Sono una siciliana “di scoglio” per dirla come Camilleri, una che dalla Sicilia riesce ad allontanarsi certo, ma fino allo scoglio più vicino, per essere certa di potervi fare ritorno. La chiamano Sicilitudine, ha a che fare con il senso di appartenenza, con l’identità territoriale, ma non solo. E’ un concetto assai più complesso.
Che cos’è allora questa Sicilitudine?
A ispirarmi questa domanda è stata la nuova Birra Messina Cristalli di Sale, la nuova nata in casa Birra Messina, quella che i nostri nonni conoscevano come Birra Trinacria. Per me è legata a ricordi indelebili, ai pranzi d’estate al mare, ad Acicastello, nella casa in cui ho trascorso la mia infanzia, a sapori e profumi che credevo di aver dimenticato, ma che evidentemente ho custodito gelosamente, come si fa con le cose preziose.
Mi è bastato bere un sorso di questa birra, perché il suo gusto morbido e pieno, leggermente sapido, mi facesse riaffiorare l’immagine di mia madre nella cucina della casa al mare che preparava gli spaghetti con la polpa dei ricci; ho rivisto la terrazza di quella casa piena di parenti e amici, i tavoli uniti, le tovaglie sempre troppo corte e le sedie spaiate, ho sentito le risate un po’ sguaiate e sul tavolo troneggiavano le bottiglie di Birra Messina. Una birra che è simbolo della nostra isola, e che oggi arricchita dai cristalli di sale di Sicilia e con l’etichetta che ricorda le maioliche siciliane è un vero e proprio inno alla mia terra.
Dicevamo quindi Sicilitudine e senso di appartenenza.
Io sono una che parte, viaggia, vede, e ritorna. E sapete qual è il segreto per voler sempre fare ritorno? Non dare mai la Sicilia per scontata. Per questo ho promesso a me stessa che restare qui doveva valerne la pena, ho promesso di guardare ogni giorno con occhi meravigliati questa terra, perché assuefarsi alla bellezza è un peccato mortale. E qui di bellezza, credetemi ne siamo ricchi.
Così, ogni giorno tengo fede alla promessa e non mi abituo allo spettacolo di cielo e mare che si fondono sullo sfondo dei faraglioni di Acitrezza, mi emoziono quando le mie papille gustative incontrano il sapore della pasta con le alici e il finocchietto selvatico, di un arancino o di una brioche col tuppo intinta nella granita alla mandorla, sorrido compiaciuta quando l’occhio mi cade su un ricciolo barocco di un palazzo del centro o quando incolonnata nel traffico di colpo mi si presenta l’Etna maestosa sullo sfondo; e proprio come una turista spesso passeggio divertita tra i banchi della Pescheria, stordita dal vocìo dei venditori e inebriata dai colori di un mercato che è l’essenza della mia città.
E tutto questo mi manca quando sono fuori, quando sono lontana, perché la nostalgia amplifica le sensazioni e da lontano tutto appare più bello, vedi solo luci e ometti le ombre.
Come fai -dice Scianna- a guardare il mondo senza tenere conto che appena hai aperto gli occhi intorno a te hanno chiuso le finestre perché c’era troppo sole? Le nostre case sono piene di persiane, di luce che filtra, di finestre a bocca di lupo. In Olanda fanno case di vetro perché di luce ce n’è talmente poca. E già questo ti da un’idea diversa della luce e quindi una maniera diversa di guardare le cose.
Credo sia questa l’essenza della #SICILITUDINE il fatto che ovunque io vada mi porto dietro la siciliana che sono, la mia maniera di guardare le cose, e quella consapevolezza, o forse la bonaria presunzione, di essere dei privilegiati a vivere qui. Malgrado “tutto” e con una lista parecchio lunga di “nonostante”.
In collaborazione con #BirraMessina
Giornalista, blogger e social addict. Scrive di moda, bellezza e lifestyle, collabora come content writer per diversi portali e marchi dell’ambito beauty e fashion.
Nessun Commento